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sabato 10 agosto 2013

Il mondo degli Anibot

Ovvero i morti viventi…



In genere ci viene insegnato fin da piccoli come si vive nell’al di qua e come è fatto il mondo dei vivi, ma nessuno che sia morto ed entrato nell’aldilà, è mai tornato a raccontarci di come staremo nella vita futura dopo la morte, se non nella religione cristiana dove il Cristo si dice sia morto e risorto, quindi tornato nel mondo dei vivi dagli inferi.
In realtà la correzione di questo mese, riguarda una storia che mi è stata sottoposta dal nostro Umberto, che ha colto al volo la mia sfida della prima lezione e si è messo di buona a scrivere per mettersi alla prova.
La sua storia è molto fantasy e strutturata bene, per essere all’inizio del corso, e questo vuol dire che abbiamo lettori forse esperti, ed è un bene!
Vi posto la storia che Umberto mi ha inviato, leggiamola insieme e poi vediamo di dargli qualche consiglio per migliorarla ancora:

Si dice che l'anima di una persona lasci il proprio corpo al momento della sua morte e dopo quel momento vaghi in eterno.
Omoi (nome provvisorio) dopo vari studi è riuscito ad inventare e progettare un metodo per trasferire le anime delle persone decedute in corpi artificiali fatti con un materiale simile alla pelle umana ma che non si deteriora e che non può essere distrutto, creando così l'era degli esseri artificiali con un anima.
 E fin qui sembrerebbe funzionare.
Prima c'era l'era degli esseri artificiali chiamati robot, fatti di metallo che venivano comandati tramite l'uso di programmi appositi, ma erano sprovvisti di un'anima.
Questa invenzione funzionò ed ebbe in pochissimo tempo una fama mondiale, infatti ognuno aveva dei corpi artificiali e un transfer, catturando l'anima del proprio familiare appena defunto nel corpo artificiale.
L'invenzione era stata messa in atto perché il figlio di Omoi di 13 anni in un incidente stradale perse la vita e addolorato creò tutto ciò per poterlo riavere. Passarono gli anni e lui iniziò ad invecchiare e col tempo ci furono proteste dagli anibot perché essendo quasi indistruttibili e chiunque poteva usarli per qualsiasi cosa, anche per le guerre. Gli anibot si rivoltavano perché volevano essere di nuovo solo anime e molti umani si lamentavano in modo di cercare di fare smettere le guerre Lui capì quello che succedeva e iniziò ad annullare tutti gli anibot anche suo figlio sperando di riuscire a vivere senza di lui. Dopo poche settimane fece scoppiare l'azienda, i suoi progetti con lui stesso dentro, cercando così suo figlio per restare con lui per l'eternità.

Come storia, è già tutto un programma, tutto torna, e la vicenda funziona già abbastanza bene, solo andrebbe presentato meglio il protagonista, che è introdotto in modo poco comprensibile, sappiamo che dovrebbe essere un normale essere umano ma l’autore ci dice, “Omoi, dopo vari studi è riuscito ad inventare e progettare un metodo per trasferire le anime delle persone decedute in corpi artificiali fatti con un materiale simile alla pelle umana ma che non si deteriora e che non può essere distrutto, creando così l'era degli esseri artificiali con un anima.”
Allora Possiamo dedurre che Omoi sia uno scienziato, ma è importante presentare bene il personaggio principale fin da subito, poiché il lettore (ma ancora prima anche l’editore) deve conoscerlo per immedesimarsi meglio nel protagonista.

Anche il finale è molto carino se non suggestivo per certi versi, l’amore di un padre per il proprio figlio, che non lo vuole lasciare andare vedendolo morire anche se il destino e gli dei vogliono così… Io metterei un “ma”, parlando della parte centrale della storia, ma se gli anibot invece di andare in guerra si fossero ribellati ai loro padroni e si fossero riuniti per discutere di come fermare la storia dell’obbligo di combattere da parte dei loro padroni? Cosa sarebbe successo? In questo modo magari anche il finale avrebbe potuto prendere una piega diversa, potrebbe esser successo che Omoi invecchiando avrebbe insegnato al figlio già anibot a trasformare anche lui nel momento della sua morte in anibot e così sarebbero rimasti insieme per sempre anziché morire entrambi e così il mondo degli umani sarebbe diventato il mondo degli anibot…

Questa solo una piccola variante, ma con il tempo e l’esperienza si impara a migliorare sempre più le proprie storie. Il mio consiglio che do all’autore ma anche a tutti voi che seguite queste lezioni, è di fare come con i disegni, una volta scritta una storia, lasciarla raffreddare per un giorno una settimana o addirittura un mese se necessario e poi di riprenderla, e rileggerla, sicuramente non la riscriveremmo uguale alla prima stesura!
E per questa prima correzione mi sembra che non ci sia nient’altro da aggiungere, ora la palla passa ad un altro, chi si sente di scrivermi storie da correggere, mandi pure tramite il form qui a lato e i consigli per migliorare non mancheranno. Appuntamento a settimana prossima con la nuova lezione, e mi raccomando, cercate di scoprire il modo di diventare degli anibot e fatemelo sapere!




4 commenti:

  1. Ricorda un po' come idea a Galaxy 999 e i corpi meccanici...

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  2. Grazie Marco :) seguirò il tuo consiglio e tra un po di giorni la riscriverò spiegando il protagonista ;)

    Ps: Loris non conosco Galaxy 999 è un film?

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  3. Grazie a te, caro Umberto, per aver permesso di poter trattare questo argomento! E se posso permettermi di rispondere alla domanda posta al buon Loris, "999 Galaxy Express" è una storia manga da cui è anche stato tratto un anime, io ti consiglio di leggerlo, è molto bella e suggestiva come storia! Se vai su youtube trovi anche gli episodi, è un anime vecchio anche per lo stile dei disegni ma sempre bello!

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